Saranno un milione e duecento mila i lavoratori della scuola che da novembre riceveranno 200 euro in più in busta paga. Che non è poco considerando che gli stipendi degli insegnanti italiani sono tra i più bassi d’Europa . Senza contare che tra il 2015 e il 2022 le paghe dei nostri prof sono calate del 4% mentre altrove sono salite dello stesso valore. Numeri che si commentano da soli e che riassumono il perché degli interventi messi in campo.
Grazie al combinato disposto degli aumenti previsti dal “vecchio” rinnovo 2019-2021 che arrivano a regime, del taglio al cuneo fiscale che già esisteva e viene confermato in manovra, dell’accorpamento delle prime due aliquote Irpef atteso per gennaio e dell’anticipo sul prossimo Ccnl 2022/24 finanziato dal Dl approvato la settimana scorsa in Consiglio dei ministri, ogni docente vedrà crescere la propria busta paga di circa 200 euro. Specialmente se la sua retribuzione annua non supera i 35mila euro. Ma procediamo con ordine.
I primi aumenti di stipendio inizieranno a vedersi probabilmente già tra novembre e dicembre, con l’arrivo della seconda tranche del Ccnl 2019-2021 sottoscritto definitivamente a metà luglio.
Sempre entro fine anno è atteso l’anticipo del nuovo Ccnl con i due miliardi stanziati con la manovra 2024. Alla scuola andrà il 40% di queste risorse, pari circa a 800 milioni, secondo le prime stime ufficiose.
A queste risorse, proprie della scuola, se ne aggiungono, indirettamente, altre, per effetto del doppio intervento fiscale sempre contenuto nella manovra 2024 e che partirà da gennaio. Parliamo in prima battuta della conferma, anche per il prossimo anno, del taglio al cuneo fiscale-contributivo per i redditi medio-bassi, finanziato con circa 10 miliardi.
La misura oggi in vigore fino a dicembre interessa una platea di oltre 14 milioni di lavoratori dipendenti, tra cui il personale scolastico, con un vantaggio medio in busta paga di circa 100 euro al mese, secondo i calcoli dell’Inps. L’attuale versione del taglio al cuneo, confermata il prossimo anno, prevede una riduzione di sette punti per i redditi fino a 25mila euro, di sei punti per i redditi fino a 35mila euro, quindi interessa una larga fetta del personale tecnico-amministrativo e di quello docente.
A questo beneficio si somma la riforma delle aliquote Irpef con l’accorpamento delle prime due fasce reddituali che passano al 23% per tutti i redditi fino a 28mila euro l’anno, e anche qui ci rientra una fetta del personale scolastico. La misura è finanziata con la manovra 2024 per il prossimo anno con 4,3 miliardi.
La contemporanea applicazione della riduzione del cuneo fiscale-contributivo e della nuova aliquota Irpef avrà l’effetto, secondo le prime simulazioni tecniche del Mef, di rafforzare le buste paga dei lavoratori dipendenti fino 1.298 euro annui, circa 110 euro al mese (la stima prende in considerazione i lavoratori con un reddito di 27.500 euro lordi annui).
Un effetto che come sappiamo si annulla oltre i 50mila euro a causa del taglio alla detrazione per circa 260 euro, ma stiamo parlando di un livello retributivo che difficilmente si raggiunge nel mondo della scuola.